I serpenti hanno una caratteristica anatomica che li rende unici: il loro corpo è composto da un numero impressionante di vertebre e muscoli.
Come si muove un serpente senza zampe?

Se ci pensi bene, i serpenti sono un po’ come gli illusionisti del mondo animale: non hanno zampe, non hanno ali eppure riescono a muoversi in modo sorprendentemente efficace. Scivolano, strisciano, si arrampicano e persino nuotano con una grazia che renderebbe invidioso un ballerino. Ma la domanda rimane: come fa un animale senza arti a spostarsi così bene? In questo articolo scopriremo tutti i segreti dei movimenti del serpente, dal meccanismo muscolare alle tecniche usate in terreni diversi, fino ai piccoli trucchi che lo rendono un vero maestro della sopravvivenza. Preparati, perché la prossima volta che vedrai un serpente muoversi, non lo guarderai più con gli stessi occhi.
Indice
Il corpo del serpente: una macchina di muscoli e vertebre
I serpenti hanno una caratteristica anatomica che li rende unici: il loro corpo è composto da un numero impressionante di vertebre e muscoli. In media, un serpente può avere dalle 200 alle 400 vertebre, e questo significa una quantità altrettanto sorprendente di muscoli collegati. Ogni piccola contrazione muscolare contribuisce a piegare, stringere o spingere il corpo in direzioni diverse. È proprio questa complessa rete muscolare che compensa l’assenza di zampe. L’elasticità e la coordinazione muscolare fanno sì che il serpente non abbia bisogno di arti per muoversi.
La pelle del serpente non è liscia come potrebbe sembrare: le sue squame sono disposte in modo tale da offrire una presa contro il terreno. Le squame ventrali, più larghe e piatte, agiscono quasi come punti d’appoggio che permettono al serpente di spingere in avanti il corpo. È come se indossasse delle scarpe con suole antiscivolo integrate direttamente nella pancia: semplicemente geniale. E non serve alcuna palestra: il segreto dei serpenti è l’economia del movimento e la perfetta coordinazione muscolo-cutanea.
In pratica, mentre noi umani ci ingobbiamo davanti a un tapis roulant per restare in forma, il serpente utilizza quello che ha di più basilare: la sua colonna vertebrale iperestensibile. Ogni piegamento e stiramento è calibrato e, se osservato attentamente, ricorda la fluidità di una danza. Solo che questa danza non serve a conquistare partner, ma a inseguire prede o scappare da predatori affamati.
I diversi stili di movimento di un serpente
Non esiste un solo modo per muoversi strisciando. I serpenti hanno escogitato diversi stili di locomozione, ciascuno più adatto a un particolare terreno o scopo. Se pensavi che si limitassero a ondulare come nelle caricature, preparati a scoprire un vero manuale di sopravvivenza e ingegno naturale.
Il primo e più conosciuto è il movimento ondulatorio, quello tipico che la maggior parte di noi immagina vedendo un serpente. Questo modo di muoversi prevede che il corpo si pieghi in onde laterali che spingono l’animale avanti. Ma esistono anche altri stili meno noti e più sorprendenti, come il sidewinding che sembra quasi un numero da circo.
Ognuno di questi movimenti è stato “inventato” milioni di anni fa dall’evoluzione. Ciò che sorprende non è solo la varietà, ma anche l’efficacia: ogni metodo consuma una determinata quantità di energia ed è ottimizzato per un certo tipo di superficie, che sia sabbia, roccia, acqua o tronchi d’albero.
Movimento ondulatorio (serpentiforme)
È il più comune: il corpo descrive curve laterali lungo tutto il tronco. Ogni curva si spinge contro ostacoli come pietre, erba o imperfezioni del terreno. Questo crea la spinta necessaria per avanzare. È un po’ come una gara automobilistica in cui sfrutti le curve per guadagnare velocità. Ma senza il rombo del motore.
Movimento rettilineo
Qui il serpente procede come se fosse un tappeto mobile. Con movimenti alternativi dei muscoli ventrali, avanza dritto senza ondeggiare troppo. Questo metodo è meno spettacolare ma molto efficace, soprattutto quando si vuole rimanere silenziosi e non farsi notare. Perfetto per avvicinarsi a una preda senza farsi beccare.
Sidewinding
Il famoso “sidewinding” è la specialità dei serpenti che vivono nei deserti. L’animale si muove trasversalmente, sollevando parti del corpo e appoggiandole diagonalmente al terreno sabbioso. È un po’ come se disegnasse una serie di “S” inclinate sulla sabbia. Questo metodo riduce il contatto con la superficie calda e instabile e riduce lo sforzo. In altre parole: un capolavoro di ingegno adattivo.
Movimento concertina
Se devi arrampicarti su un tronco o infilarti in uno spazio stretto, il movimento a fisarmonica o “concertina” è la scelta numero uno. Il serpente piega il corpo in strette spire e poi ne estende una parte, ancorandosi con la restante. In questo modo sembra quasi che faccia stretching mentre avanza. È faticoso ma utilissimo quando non si hanno altre opzioni.
Serpenti e terreno: ogni superficie ha la sua tecnica
Non tutti i terreni sono uguali e il serpente lo sa bene. Proprio per questo non si limita a un solo stile di movimento, ma sceglie quello più adatto in base alla situazione. Se un sentiero erboso offre appoggi naturali, un deserto di sabbia richiede tutt’altra strategia.
Sulla terra battuta o tra le rocce, i serpenti prediligono il movimento ondulatorio perché le irregolarità del terreno forniscono i punti di attrito necessari a spingersi in avanti. Nei deserti sabbiosi invece, dove manca qualsiasi punto d’appoggio stabile, entra in scena il sidewinding. Lì il serpente sembra quasi danzare nella sabbia, toccandola solo in determinati punti e minimizzando lo sforzo.
In acqua, poi, la storia cambia ancora. Molti serpenti sono abili nuotatori. Utilizzano onde laterali che si propagano lungo tutto il corpo, spingendosi attraverso il liquido quasi come una nave che sfrutta l’elica. La differenza è che qui l’elica è il corpo stesso. Assurdo? Forse, ma funziona a meraviglia.
L’energia e la strategia del movimento
Muoversi senza zampe richiede più energia di quanto immagini. Eppure i serpenti sanno gestire le risorse con una precisione degna di un contabile. Ogni metodo di spostamento ha un costo energetico diverso, e il serpente lo conosce istintivamente. Non farà mai un movimento complesso se può cavarsela con uno più semplice.
Il movimento rettilineo, per esempio, pur essendo lento, consuma meno energia e permette l’avvicinamento silenzioso alle prede. L’ondulazione, invece, è più rapida ma meno efficiente dal punto di vista energetico. Il sidewinding, sebbene appaia complicato, riduce la dispersione di energia su suoli ostili come la sabbia bollente. Insomma, i serpenti sono veri esperti di ottimizzazione: se fossero manager, dirigerebbero aziende multinazionali con l’arte del risparmio.
Non bisogna dimenticare che ogni movimento è anche una questione di strategia. Un serpente non sceglie come muoversi solo in base al terreno, ma anche a seconda del contesto. Se vuole sorprendere una preda, preferirà muoversi lentamente e dritto. Se invece deve fuggire da un pericolo, non esiterà a ondulare per guadagnare velocità.
Il ruolo delle squame nel movimento
Le squame ventrali dei serpenti non servono solo a proteggerli, ma hanno un ruolo fondamentale nella locomozione. Queste squame agiscono come piccoli cuscinetti antiscivolo, che si agganciano al terreno dando al serpente la possibilità di spingersi in avanti. Senza questa struttura la vita del serpente sarebbe infinitamente più complicata.
Ogni squama è orientata in modo da favorire uno spostamento fluido in avanti e ostacolare quello all’indietro. In altre parole, il serpente può scivolare avanti come se fosse su pattini, ma non può tornare indietro facilmente. Un piccolo difetto o una limitazione, che però non lo ferma: dopotutto, andare avanti è la sua unica scelta.
Le squame giocano quindi un ruolo doppio: protezione e movimento. Ecco perché anche un dettaglio anatomico apparentemente banale può fare la differenza tra vita e morte in natura.
Conclusione: l’eleganza nascosta di un movimento senza zampe
Dopo questo viaggio nel mondo serpentino, la risposta alla domanda “come si muove un serpente senza zampe?” non è più un semplice “striscia”. È un affascinante racconto di muscoli coordinati, squame intelligenti e strategie evolutive. I serpenti si muovono con stili diversi a seconda del terreno, sanno gestire al meglio l’energia e sono in grado di sfruttare ogni dettaglio del loro corpo.
Il movimento dei serpenti è una vera metafora di vita: con poco puoi fare molto, se solo impari a usare bene quello che hai. Noi esseri umani potremmo forse imparare qualcosa dall’economia e dalla grazia di questi animali. La prossima volta che ti capiterà di vederne uno muoversi, invece di pensare “che paura”, potresti pensare “che ingegno”. Dietro quel corpo che scivola silenzioso c’è un’intera lezione di biologia, efficienza ed eleganza naturale. Niente zampe? Nessun problema, se sei un serpente.









