Il Diamante di Gould non è un semplice uccellino colorato: è il pappagallo in miniatura del mondo degli estrildidi.
Come allevare un Diamante di Gould in cattività

Il Diamante di Gould non è un semplice uccellino colorato: è il pappagallo in miniatura del mondo degli estrildidi. Originario dell’Australia, con il suo piumaggio psichedelico e l’aria aristocratica, sembra l’accessorio vivente perfetto per dare un tocco di colore a casa. Ma attenzione: allevare questi piccoli gioielli piumati non è come mettere un fiore in un vaso. Serve pazienza, costanza, qualche nozione di base e, ovviamente, una buona dose di ironia per sopportare i loro capricci da diva. Se stai pensando di accoglierne uno (o una coppia), sei nel posto giusto: qui troverai una guida completa, pratica e dettagliata su come allevarli in cattività senza trasformare la tua casa in un set di documentario di National Geographic… con finale drammatico.
Indice
Conoscere il Diamante di Gould: prima di tutto, chi invitiamo a cena?
Prima di comprare la gabbia più costosa del negozio o di riempirti di libri specialistici, fermiamoci un attimo a rispondere a una domanda banale: chi è davvero questo uccellino dai mille colori? Il Diamante di Gould è un passeriforme della famiglia degli Estrildidi, famoso non solo per il suo piumaggio sgargiante, ma anche per il suo carattere tranquillo. Non è un chiacchierone come un pappagallo, non fischietta melodie da talent show, ma sa comunque farsi amare a modo suo. Dotato di un temperamento piuttosto delicato, ha bisogno di attenzioni particolari e soffre facilmente condizioni di stress, freddo o alimentazione inadeguata.
Allevare un Diamante di Gould significa accettare un compromesso: sarai il suo assistente personale, pronto a garantire la giusta temperatura, la dieta bilanciata e un ambiente “zen” in cui possa sentirsi a suo agio. Se lo tratti bene, avrai in cambio momenti di pura bellezza: osservare i loro colori e i loro movimenti è terapeutico e, diciamolo, un bell’effetto “wow” per chiunque entri in casa tua.
In sintesi, il Diamante di Gould non è il pet per chi cerca un animale “da coccolare”. È più un coinquilino elegante a cui dare il massimo comfort, in cambio della sua semplice presenza scenica. Un po’ come dividere l’appartamento con una star del cinema: non parla con te, ma illumina la stanza.
L’alloggio perfetto: la Ferragni della gabbietta
Una volta deciso di adottare un Diamante di Gould, il secondo passo fondamentale è pensare alla sua nuova casa. Una gabbia qualsiasi presa al supermercato può sembrare sufficiente, ma sarebbe come invitare un ospite regale a vivere in una tenda da campeggio sgualcita. La gabbia è il palazzo del tuo Gould. Non serve che sia enorme quanto Buckingham Palace, ma deve garantire spazio per volare, muoversi e sentirsi libero.
Questi uccellini non amano la claustrofobia: hanno bisogno di volare orizzontalmente. Quindi, è meglio una gabbia più larga che alta, con barre abbastanza ravvicinate da evitare incidenti spiacevoli ma non troppo strette da sembrare una fortezza. Assicurati che ci siano posatoi di diverso diametro: no, non serve acquistare accessori in oro massiccio, bastano rametti naturali e sicuri, che aiutano a tenere in salute le zampette.
Il posizionamento della gabbia è altrettanto cruciale. I Diamanti di Gould sono sensibili al freddo e agli sbalzi di temperatura, quindi no alle correnti d’aria, alle finestre perennemente aperte o al posizionamento accanto al termosifone. Meglio un luogo tranquillo, con luce naturale abbondante ma non diretta tutto il giorno. Sono animali che amano la routine e mal sopportano gli spostamenti continui: trovagli subito una posizione ideale e considera quella come la loro “residenza ufficiale”.
L’alimentazione: la dieta da star non prevede solo semi
Qui arriva il punto critico: il cibo. Una delle prime convinzioni da sfatare è che ai Gould bastino “i classici semini per uccelli” che si vendono a sacchi nei supermercati. Certo, vivrebbero, ma non fiorirebbero davvero. Alimentare correttamente questi estrildidi significa capire che hanno bisogno di una dieta variata e bilanciata, proprio come noi. Nessuno vivrebbe bene mangiando solo patatine (anche se, ammettiamolo, qualcuno ci ha provato durante l’università).
La dieta base comprende una buona miscela di semi specifica per Diamanti di Gould, integrata con semi germinati durante la stagione riproduttiva. Ma non finisce qui: frutta e verdura fresche, in piccole quantità, sono fondamentali per garantire l’apporto di vitamine. Le foglie di spinaci teneri, la mela (senza semi!) e la carota grattugiata sono opzioni molto gradite. Ovviamente parliamo di qualità e freschezza: niente verdure vecchie di due settimane dimenticate in frigo.
Un altro elemento imprescindibile è il pastoncino all’uovo, che può sembrare un “comfort food” da salotto, ma in realtà è vitale, soprattutto in fase di crescita dei piccoli o durante la muta. E poi c’è il calcio, fornito tramite l’osso di seppia, che non è un soprammobile vintage da appendere in gabbia, ma un ottimo integratore naturale.
La riproduzione: missione possibile (ma non per tutti)
Allevare con successo i Diamanti di Gould non significa solo mantenerli vivi e felici, ma spesso prevede anche tentare la loro riproduzione. Ed ecco che si entra nel capitolo più delicato: la maternità (e paternità) di coppie che non sempre hanno lo spirito genitoriale dei documentari. Alcuni Gould, infatti, sono pigri: depongono le uova e poi le ignorano, come se fossero soprammobili. Altri sono genitori modello. La fortuna gioca un ruolo importante, ma con un po’ di esperienza si imparano a riconoscere le coppie migliori.
Per favorire la riproduzione servono gabbie adeguate e nidi a cassetta in legno, che simulano al meglio le cavità naturali dove nidificherebbero in natura. Il materiale per imbottire il nido – fibre di cocco, erbe secche morbide – va offerto in abbondanza, perché amano progettare la culla a modo loro. Da quel momento inizia un periodo di osservazione: possiamo solo garantire tranquillità, alimentazione ricca e una temperatura stabile intorno ai 24-26 gradi.
Se tutto va bene, la femmina deporrà da 4 a 6 uova. A quel punto, conviene limitare le interferenze umane: osservare da lontano e non aprire il nido “per curiosità”, a meno di emergenze. La schiusa avviene in genere dopo un paio di settimane, e i piccoli richiederanno cure attente da parte dei genitori. Ed è qui che spesso i Gould deludono con comportamenti poco collaborativi. In quei casi, molti allevatori scelgono di affidare le uova ai passeri del Giappone, che sono praticamente i super tatini babysitter del mondo avicolo.
Prevenire stress e malattie: il segreto è la tranquillità zen
Il Diamante di Gould non è un atleta da resistenza ai cambiamenti. Basta una corrente d’aria, un rumore eccessivo, un cambiamento nella dieta, e zac: si stresserà trasformandosi da elegante icona di bellezza in una creatura fragile e irritabile. Qui entra in gioco la capacità dell’allevatore di prevenire lo stress, mantenendo sempre una routine regolare. Ogni giorno devono esserci orari fissi per l’alimentazione e manutenzione minima, senza estenuanti “traslochi” di gabbia o rumori molesti.
Dal punto di vista delle malattie, il controllo visivo quotidiano è la migliore arma: osserva piumaggio, comportamento e appetito. Un Gould vivace, che vola e si nutre bene, sta in salute. Se invece lo vedi apatico, con le piume arruffate e poca voglia di muoversi, meglio consultare subito un veterinario aviario. Non aspettare che migliori da solo: i diamanti non amano fare gli eroi.
Un ambiente pulito è poi fondamentale: la gabbia va igienizzata regolarmente, rimuovendo residui di cibo e cambiando l’acqua ogni giorno. Non serve trasformarsi in un maniaco della candeggina, basta usare prodotti sicuri e non tossici, risciacquare bene e garantire pulizia costante.
Conclusione: vivere con un gioiello piumato
Allevare un Diamante di Gould in cattività non è un hobby da prendere a cuor leggero. È un impegno che richiede dedizione, pazienza e costanza, ma al tempo stesso un’enorme fonte di soddisfazione. Non avrai l’affettuosità invadente di un cane, né i miagolii insistenti di un gatto, ma avrai accanto una piccola opera d’arte vivente che ti regalerà armonia visiva e momenti di quieta compagnia.
In fondo, prendersi cura di questi uccellini significa imparare una lezione di vita: la bellezza non è mai gratis, richiede attenzione. E se riuscirai a mantenere la loro salute e serenità, ogni volta che li vedrai volteggiare in gabbia con i loro colori sgargianti penserai: ok, ne è valsa la pena.









